Mi sembrano tutti un po' perplessi e le obbiezioni che portano sono ragionate, non campate per aria.<br>Sembrano dire: che porti benefici sara' anche vero ma i dubbi sono tanti e non sara' facile farli sparire.<br>
<br>ps: L'idea di Brunello non mi sembra male...<br><br>Ciao a tutti,<br><br>Maci<br><br>Giudizi positivi, ma anche molto critici o perplessi, degli allenatori<br>
del Super 10. Oggi i delegati Fir sono a Londra per definire<br>
l'ingresso<br>
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Rivoluzione Celtic, i tecnici mettono in guardia<br>
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Brunello: «Meglio due squadre in Heineken». Gajan: «Può essere un<br>
disastro». Smith: «No alle selezioni tagliando fuori i club»<br>
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Oggi a Londra incontro decisivo di Fabrizio Gaetaniello e Alfredo<br>
Gavazzi, delegati della Fir, con i dirigenti della Celtic League per<br>
l'entrata delle squadre italiane al torneo con le selezioni di Galles,<br>
Irlanda e Scozia. Nei giorni scorsi la federazione ha diramato la<br>
serie di condizioni alle quali dovrà attenersi chi parteciperà alla<br>
competizione. La rivoluzione del rugby di vertice italiano muove<br>
dunque i primi passi. Ma cosa ne pensano gli allenatore dei club del<br>
Groupama Super 10? Ecco le loro risposte, tutte interessanti e non<br>
prive di sorprese.<br>
JIM LOVE (Mps Viadana): «Il progetto Celtic League è negativo<br>
per il rugby italiano, se saranno solo due squadre a parteciparvi. I<br>
giocatori migliori giocheranno solo nelle due formazioni e il<br>
campionato si livellerà verso il basso. Un passo importante sarebbe<br>
investire da parte della federazione sul miglioramento della classe<br>
arbitrale, rendendola professionistica».<br>
FRANCO SMITH (Benetton Treviso): «Non sono d'accordo nel far<br>
partecipare due selezioni, tagliando fuori i club. Sono due anni che a<br>
Treviso lavoriamo per essere competitivi e quella delle selezioni non<br>
è la soluzione giusta, anche perché non è solo la mancanza di<br>
giocatori che non rende competitivi i club. Ci sono altri importanti<br>
problemi da risolvere».<br>
MASSIMO BRUNELLO (FemiCz Rovigo): «In questo momento è una<br>
novità troppo sconvolgente. C'è un'idea, ma non un progetto. Quando<br>
uscirà questo progetto bisognerà valutarlo in tutti i suoi aspetti. La<br>
Celtic non è un torneo ambito da tanti in Europa. Era più prestigioso<br>
andare con due selezioni in Heineken Cup, lasciando ai club la<br>
Challenge, e utilizzando in questa competizione e poi da marzo in<br>
campionato i migliori giocatori italiani. Così oltre ad avere due<br>
selezioni avremmo elevato il livello del Super 10».<br>
MARC DELPOUX (Cammi Calvisano): «Se il futuro del rugby italiano<br>
si chiama Celtic League allora la competizione è da fare. Il Super 10<br>
comunque deve cambiare struttura. Esiste una grande differenza<br>
ovviamente tra Super 10 e Celtic League e il cambio verso la maggiore<br>
qualità aiuterà il rugby italiano».<br>
ANDREA CAVINATO (Overmach Parma): «È prematuro capire cosa verrà<br>
deciso dalla Fir visto che il cambiamento al momento è solo sulla<br>
carta. Comunque una variazione sostanziale doveva essere apportata al<br>
rugby italiano».<br>
GEORGE GRAHAM (Carrera Petrarca Padova): «Può essere questa la<br>
strada giusta per crescere, ma bisogna avere un piano preciso e farlo<br>
con i tempi dovuti, non così. Mi sembra tutto molto affrettato. Da noi<br>
in Scozia abbiamo fatto lo stesso passaggio, ma al termine di un<br>
processo lungo tre anni e solo adesso iniziano a vedersi i risultati.<br>
Prima di entrare, inoltre, bisogna trovare un accorto preciso con le<br>
società esistenti».<br>
STEFANO BORDON (Futura Park Roma, fino alla 9. giornata): «È una<br>
svolta positiva. Spero ci sia un'ampia discussione fra tutti gli<br>
interessati su come realizzare il progetto. Spero che per la prima<br>
volta club e federazione lavorino insieme per il bene del rugby<br>
italiano».<br>
CRISTIAN GAJAN (Casinò di Venezia): «Mi sembra un'idea strana e<br>
difficile da perseguire. Se metto tutti i migliori italiani in due<br>
squadre, più quelli che giocano già all'estero, il nostro movimento<br>
alla fine non diventa niente. E se non diventa niente chi, come e dove<br>
si farà la formazione per avere i rugbisti del futuro? Dove sarà il<br>
movimento fra tre o quattro anni? Per me rischia di essere un<br>
disastro. La strada giusta a mio avviso era quella di rafforzare il<br>
Super 10 con più mezzi e creare un importante campionato a livello<br>
under 23».<br>
RIAAN MAY (Plusvalore Gran Rugby): «Il livello qualitativo dei<br>
giocatori italiani migliorerà giocando nella Magners. Ma i risultati<br>
non arriveranno subito. Bisogna avere pazienza e soprattutto creare<br>
una struttura dietro a queste due selezioni. Ovvero creare quella base<br>
di qualità per alimentare e creare i cambi generazionali<br>
indispensabili. Inizialmente il Super 10 soffrirà questa partenza di<br>
molti giocatori per la Magners, ma deve servire quale principale fonte<br>
per ricreare l'indispensabile serbatoio».<br>
FRANCESCO RUBIO (Almaviva Capitolina): «In questo momento è<br>
l'unica soluzione per migliorare il livello qualitativo e competitivo<br>
del rugby d'élite italiano. Ne risentirà tutto il movimento, perché<br>
con una sessantina di giocatori che parteciperanno alla Magners<br>
altrettanti dalla A1 dovranno giocare nel Super 10 e altri dalla A2<br>
verranno "promossi" nelle squadre di A1. Naturalmente bisognerà<br>
lavorare tanto per ricreare quel bacino generazionale qualitativo per<br>
garantire i cambi ai massimi livelli».<br>
Ivan Malfatto