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<BODY text=#000000 bgColor=#ffffff>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Siamo nella terra di mezzo. E gli interventi di PRB
e Colombaioni fotografano perfettamente una situazione tipica del nostro
movimento perennemente adolescente, non più bambino per essere perdonato ma non
maggiorenne per essere condannato. Un adolescente viziato dei giorni nostri.
Genitori old mai particolarmente presenti quando il pargolo gioca ma spesso
impegnati loro stessi a giocare. Pargolo viziato però. Spesso distratto dai
facili guadagni più che impegnato nella propria crescita matura, quella
cioè che ti dà i titoli per affrontare la vita con costanza anche
economica. Insomma il rugby nostrano rispecchia questo giorni di basso
impero dove i valori si corrompono. E come spesso accade
nelle età di mezzo, nei periodi di mancanze di certezze, i valori
sopravvivono nelle nicchie. Vengono preservati ma non divulgati. Distillati per
iniziati. Retorica? Probabile spesso mi riconoscono in questa modalità
operativa. Ma devo raccontarvi anche una cosa. Oggi pomeriggio mio figlio
doveva studiare le parole con l'accento e doveva fare 4 frasi con le
parole pero/però meta/metà. Dopo la prima ovvia, dopo la linea di metà
campo è più facile fare meta, abbiamo fatto la seconda. E ho riflettuto su una
cosa strana. Nella nostra lingua, il termine meta, che deriva dal latino e
nell'accezione di obiettivo era usato poco o niente, è diventato
sinonimo di fine agognato, di obiettivo raggiunto con impegno e dopo tanti
sacrifici, magari prendendo un sacco di botte. Cioè il rugby. Nell'italiano
di oggi meta ha poco a che vedere con il latino. Fotografa una modalità
culturale tipica del rugby. Ed è un termine usato anche da chi usa tutti i
possibili luoghi comuni sul rugby. Dire che il rugby pervade la nostra cultura è
fuorviante, ma è anche vero che in inglese non si dice il try delle mie vacanze
è Santo Domingo. Mi rendo conto che anche mia moglie, di solito
accondiscente, con queste valutazioni avrebbe qualche problema a seguirmi. Ma è
pur vero che al rugbysta italiano non piace il festival popolare ma il
revival e il nuovo lo spaventa. Certo se il nuovo sono le Coppe io per primo lo
detesto ma non se ne può più neanche dei meravigliosi anni 60 e 80.
1997 è un'ottima annata ma il meraviglioso esordio del VI nazioni è un'altra
cosa. Almeno ci guadagnamo 3 anni </FONT></DIV>
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style="PADDING-RIGHT: 0px; PADDING-LEFT: 5px; MARGIN-LEFT: 5px; BORDER-LEFT: #000000 2px solid; MARGIN-RIGHT: 0px">
<DIV style="FONT: 10pt arial">----- Original Message ----- </DIV>
<DIV
style="BACKGROUND: #e4e4e4; FONT: 10pt arial; font-color: black"><B>From:</B>
<A title=paribi@infinito.it href="mailto:paribi@infinito.it">Paolo Ricci
Bitti</A> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>To:</B> <A title=rugbylist@rugbylist.it
href="mailto:rugbylist@rugbylist.it">rugbylist@rugbylist.it</A> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Sent:</B> Thursday, October 23, 2008 12:57
AM</DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Subject:</B> Re: [RUGBYLIST] Rugbylist, una
ventata di tristezza</DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT><BR></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Caro Giovanni, dovrei essere uno dei
primissimi (Top Ten?) iscritti alla rugbylist (1996?) e ricordo
bene anche l'emozione del debutto ufficiale sulla stampa nazionale
(ehm ehm, digitate, eventualmente: "Tinari caviglia rugby" su Google).
</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Sì, è vero che un po' alla volta l'interesse si è
affievolito fino ai minimi termini attuali anche se credo non siano così
pochi quelli che, come me, "leggono ma non scrivono". Forse, rammentando
l'entusiamo di quei primi anni, va considerato che all'epoca Internet muoveva
i primi formidabili passi e alternative alla formidabile rugbylist non ce
n'erano. E tu hai avuto il merito di lanciare uno "strumento" che è stato al
tempo stesso piacevole e utile per diffondere notizie e, soprattutto,
umori. E Internet, va da sé, in uno sport come il rugby ha rappresentato
davvero una rivoluzione nella rivoluzione: scusate la bottà di senilità, ma
oggi anche in Italia tutti sanno tutto di tutti (anche se sapere non vuol dire
conoscere e capire) mentre fino a pochi anni fa le notizie ad esempio
dalla Nuova Zelanda arrivavano solo grazie ad avventurosi abbonamenti
postali a riviste passate di mano in mano più di castissimi Playboy:
insomma, "tempo reale" voleva dire almeno due settimane. Voleva anche
dire assimilare concetti e meditarli senza essere travolti dalla
schermata successiva. </FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Poi però va ammesso che il rugby italiano ha
da tempo un'immagine assai superiore alle proprie possibilità. Merito della
nazionale e del Sei Nazioni: per il resto siamo ancora naviganti
nell'arcipelago. Isole e soprattutto isolette magari abitate da
grandi passioni, ma prive di collegamenti. Il Top Ten, le Coppe, la pay tv per
pochi, la tv di stato in chiaro per nessuno (vista anche la qualità della
produzione). Mah, resta un senso di grande freddezza. Resiste, in
realtà, solo l'eroica La7, che nessuno loderà mai abbastanza
per il ruolo avuto nel boom del rugby. Vero anche che il senso
di nostalgia di certi temi e certi personaggi è forte, ma del resto bisogna
pur andare avanti. Stiamo attraversando la terra di mezzo e da qualche
parte si arriverà, si vedrà se con o senza l'acciaccata
rugbylist che tuttavia, come la prima fidanzata e la prima meta, non
si dimentica mai.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Giovanni, hai fatto bene a scrivere "quelle
cose". Con affetto.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Paolo Ricci Bitti </FONT></DIV>
<BLOCKQUOTE
style="PADDING-RIGHT: 0px; PADDING-LEFT: 5px; MARGIN-LEFT: 5px; BORDER-LEFT: #000000 2px solid; MARGIN-RIGHT: 0px">
<DIV style="FONT: 10pt arial">----- Original Message ----- </DIV>
<DIV
style="BACKGROUND: #e4e4e4; FONT: 10pt arial; font-color: black"><B>From:</B>
<A title=g.sonego@pianeta.it href="mailto:g.sonego@pianeta.it">Giovanni
Sonego</A> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>To:</B> <A title=rugbylist@rugbylist.it
href="mailto:rugbylist@rugbylist.it">rugbylist</A> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Sent:</B> Wednesday, October 22, 2008 7:00
PM</DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Subject:</B> Re: [RUGBYLIST] Rugbylist, una
ventata di tristezza</DIV>
<DIV><BR></DIV>Angelo Volpe @fast ha scritto:
<BLOCKQUOTE cite=mid:005001c9345b$af4b0f50$a1a2f41d@rete.poste
type="cite"><META content="MSHTML 6.00.5730.13" name=GENERATOR>
<STYLE></STYLE>
<DIV><FONT face=Garamond size=4>Amici listaroli,</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Garamond size=4>la rugbylist sta diventando sempre più
"silenziosa" e deprimente. </FONT><FONT face=Garamond size=4>Dopo un
weekend rugbysticamente frizzante come questo, con vittorie delle squadre
italiane credo senza precedenti per quantità e qualità in una stessa
tornata di Coppe, c'è un mortuorio desolante. </FONT><FONT
face=Garamond size=4>[...]</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Garamond size=4>Forse a qualcuno la rugbylist
chiacchierona e combattiva dava fastidio ? Forse oscurava altre vetrine
rugbystiche del web? Forse bisognava raffreddare una voce che nel
campo ovale era forte e vivace da oltre dieci anni? </FONT></DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV><FONT face=Garamond size=4>Che ne
pensate?</FONT></DIV></BLOCKQUOTE><BR>Ciao a tutti,<BR>sono abbastanza
d'accordo con Angelo: ultimamente la rugbylist e' meno appassionante di una
volta. <BR><BR>Faccio una premessa. Non credo che ci sia qualcuno che trama
per affossare la lista. C'e' un calo di interesse, la cosa mi sembra
abbastana evidente, ma la causa va cercata altrove. <BR><BR>Angelo fa un
preciso riferimento alla mancata discussione sulle coppe europee. Beh,
questo mi da' lo spunto per poter dire la mia: per me, se la gente non si
interessa ai risultati delle coppe europee, e' perche' le coppe europee non
sono interessanti. Punto.<BR><BR>Parto dalla mia impressione personale. Sono
il primo a non riuscire a trovare pathos e interesse nelle Coppe Europee.
Non credo, pero', di essere l'unico. Ho anche sentito dire che il numero di
spettatori che guarda le coppe in TV e' ridicolo. Questo mio disinteresse e'
indipendente dai risultati. La mia sensazione e' che le coppe europee
siano tornei artificiali, creati apposta per creare un pubblico televisivo
da rimbambire e al quale vendere della pubblicita'. Per me le coppe europee
esprimono proprio quel rugby che non mi dice niente: il rugby senza cuore e
senza radici, inventato a tavolino.<BR><BR>E, visto che ci sono, la dico
tutta. A me interessa veramente poco anche il rugby super 10. Credo che la
scelta di creare un campionato a 10 squadre sia l'ennesimo colpo inferto
alla diffusione del rugby in Italia. Sono anni e anni e anni che si studiano
meccanismi per ridurre il numero di squadre di vertice, per creare sfide
"d'alto livello" e il risultato qual e'? Un campionato che attira sempre
meno pubblico e che richiama un po' di interesse solo nelle partite finali.
Uno schifo.<BR><BR>Io credo che la causa sia da cercare lontano, che tutto
sia iniziato con l'introduzione dei playoff, il primo meccanismo che ha
tolto interesse al campionato (alla prima fase sicuramente). Per compensare
questo calo di interesse, si sono inventate tante formule, una peggiore
dell'altra. E come risultato, il calo di interesse per il campionato e per
il rugby giocato vicino a casa. Che poi, per me, e' l'unico che conta.
<BR><BR>Forse sulla rugbylist non si discute delle coppe Europee (e invece
si parla di Paolini in TV) perche' ci sono troppi nostalgici come me, che
rimpiangono un rugby del passato, un rugby che non c'e' piu'. Forse un
giorno arrivera' un rugby moderno, in grado di ricavarsi un posto nei miei
sentimenti, vicino al rugby antico. Ma almeno per il momento, non riesco
proprio a trovare un rugby in grado di suscitare in me le stesse emozioni di
quello di una volta.<BR><BR>Sono rimaso in dubbio se scrivere o meno queste
cose, ma era un po' che me le tenevo dentro e ci tenevo a dirle.
<BR><BR>Ciao<BR>Giovanni Sonego<BR><BR></BLOCKQUOTE></BLOCKQUOTE></BODY></HTML>