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<DIV><FONT face=Arial size=2>(...) rimane il fatto che le Zebre, i Dogi, il XV
del Presidente, erano selezioni a se stanti. Buone per gli almanacchi ma non per
la crescita del movimento.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2><STRONG>Mica vero. In quegli anni c'era un
entusiasmo intorno a quelle selezioni, a quegli incontri e a quelle vittorie che
neanche ti immagini. I Dogi sono stati un mito per le vittorie ottenute con
squadre britanniche (anche in casa loro) quando invece la nazionale le buscava
di brutto dalla Romania... Quanti ragazzi nel Veneto in quegli anni si sono
avvicinati al rugby per merito dei Dogi...</STRONG></FONT></DIV>
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<DIV><STRONG><FONT face=Arial size=2>angelo</FONT></STRONG></DIV>
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<DIV style="FONT: 10pt arial">----- Original Message ----- </DIV>
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style="BACKGROUND: #e4e4e4; FONT: 10pt arial; font-color: black"><B>From:</B>
<A title=gallomassimo@iol.it href="mailto:gallomassimo@iol.it">Massimo
Gallo</A> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>To:</B> <A title=rugbylist@rugbylist.it
href="mailto:rugbylist@rugbylist.it">rugbylist@rugbylist.it</A> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Sent:</B> Wednesday, July 02, 2008 2:34
PM</DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Subject:</B> R: [RUGBYLIST] Bei
tempi...</DIV>
<DIV><BR></DIV>
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<P class=MsoNormal><FONT face=Arial color=black size=2><SPAN
style="FONT-SIZE: 10pt; COLOR: black; FONT-FAMILY: Arial">Hai ragione non
erano da buttare per carita’. Pero’ rimane il fatto che le Zebre, i Dogi, il
XV del Presidente, erano selezioni a se stanti. Buone per gli almanacchi ma
non per la crescita del movimento. Perché se cosi’ fosse stato saremmo
cresciuti in maniera tale da farci trovare pronti quando è subentrato il
professionismo. Forse qualche risultato positivo è stato anche frutto della
poca predisposizione delle Nazionali blasonate ad affrontare una compagine di
seconda fascia, come era considerata allora l’’Italia. E cosi’ una partita
brutta tutta cuore e grinta vinta con l’Argentina negli anni ’70 veniva
accolta come l’impresa del secolo. Non voglio sminuire quelle imprese per
carità, ma solo sottolineare che spesso le nostre critiche sono frutto delle
aspettative. Non ci bastano piu’ la sconfitta onorevoli, non ci basta piu’
vincere, vogliamo primeggiare. Giusta aspirazione ma nulla si crea dal nulla.
Che il XV del Presidente negli anni 70 facesse tremare l’Australia,
fondamentalmente al giorno d’oggi mi frega poco. Preferisco la vittoria seppur
raffazzonata contro l’Argentina che, pur con i limiti di organico e di
condizione del momento, rappresenta la terza potenza mondiale. Diciamocelo
chiaramente: la vittoria di Grebnoble è figlia di quella mentalità. La Francia
fece un mix tra Nazionale maggiore e Nazionale A, si presentò con l’etichetta
di seconda squadra, convinta di fare un sol boccone di una squadretta di
seconda fascia, e le prese di santa ragione. Volevano dimostrare che pure con
una seconda squadra ci battevano e non meritavamo il Sei Nazioni, ottennero il
risultato opposto. Ora non è piu’ cosi’: il rispetto ce lo siamo conquistato.
Tutti sono coscienti che se fanno una partita mediocre rischiano di prenderle.
L’argentina ha giocato come il gatto con il topo, la strategia stava pure
pagando, poi è uscito Hernadez e il castello è crollato. Concordo sul fatto
che c’erano giocatori italiani di grande livello, ma quanti erano bravi a tal
punto da essere corteggiati da club di Nazioni rugbysticamente evolute? Gli
stranieri veri campioni sono venuti in Italia come fa ora Beckham che se ne va
negli States a fare il fenomeno. Finivano la stagione dell’emisfero Sud e
venivano a divertirsi in Italia. Ovviamente giocando al 50% delle loro
potenzialità facevano la differenza. Ma cosa hanno lasciato? Non molto se non
l’idea di un altro tipo di rugby possibile. Ora in Italia non viene piu’
nessuno per tre motivi. Il primo: non ci sono budget sufficienti. Il
secondo: un giocatore di seconda fascia australiano ha poco piu’ di un
giocatore di alto livello italiano, quindi per le societa’ il gioco non vale
la candela. Terzo: il campionato italiano di spettacolo ne offre poco, ma il
livello fisico di chi gioca in Top ten è cresciuto. Gli impatti sono
massacranti e nessun giocatore dell’emisfero sud viene ‘in vacanza’ in Italia.
Non mette a rischio la sua incolumita’ fisica, l’ingaggio a casa sua, e la
carriera, per puro divertimento. Ammesso che le societa’ di appartenenza siano
disposte a concedere nulla osta per farli giocare. Quindici anni fa era quasi
un patto non scritto: gioco con te ma poi a fine campionato mi lasci libero di
arrotondare lo stipendio. Correggetemi dove sbaglio
ovviamente…<o:p></o:p></SPAN></FONT></P>
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<P class=MsoNormal><FONT face=Arial color=black size=2><SPAN
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