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<P>Non ricordo se in list si è già parlato di questa notizia:</P>
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<P class=blue align=justify><STRONG><EM>ADMO LEONESSA BRESCIA) </EM></STRONG>Dall’anno prossimo il rugby bresciano vanterà una società in meno. Come ventilato in questi giorni, la Leonessa non si iscriverà al prossimo campionato di A1, ma si fonderà con l’Amatori Milano, al quale cederà il titolo sportivo della categoria. Ergo: sarà l’Amatori a disputare la A1. <br>
Il passo indietro è netto e assomiglia a un atto di morte. È vero infatti che la Leonessa resterà come società giovanile, ma nel settore sopravviverà come Rovato, club che già esiste e opera a livello giovanile. Ma è anche vero che la prima squadra, nè a Brescia nè a Rovato giocherà più. Giocherà invece l’Amatori al Giuriati di Milano, fatto che potrebbe avviare un rilancio del rugby del capoluogo, ma di cui tutto si può dire, tranne che è un club bresciano. Gli atleti verranno pure - quelli che ci staranno - «conferiti» e alcuni soci della Leonessa entreranno nel cda del club biancorosso. In questo modo gli alti costi che nelle stagioni ad alto livello impegnarono le casse della società, potrebbero diventare un ricordo. Va in porto così la fusione con Milano dopo che con il Brescia si sono registrati solo fallimenti. Trattative interrotte e lo scorso anno dopo che sembrava fatta, il no della Federazione che divise ancora una volta le strade delle due società. Quanto all’Amatori Milano è alla sua seconda operazione con Brescia: si fuse con Calvisano subito dopo essere stato abbandonato da Berlusconi, si inabissò per qualche anno dopo che Calvisano archiviò l’esperienza, per rinascere nel 2002 a nuova vita. E arrivando alla serie B, senza però riuscire nè quest’anno nè lo scorso a salire in A, battuta sempre nella finale. Ora ci sale grazie all’accordo con la Leonessa. </P></DIV></TD></TR></TBODY></TABLE></TD></TR></TBODY></TABLE><br>
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<P class=blue align=justify>Per la quale però si chiude una vicenda caratterizzata da grandi aspettative deluse. È la vicenda del Rugby Rovato che negli anni Novanta fu protagonista di una escalation notevole, passando dai campionati minori (la serie C) al semiprofessionismo della serie A. Un’accelerazione resa possibile da forze locali: un gruppo di giovani bresciani, da Barbaglia a Passerini, da Beretta a Bignotti, solo per ricordare qualcuno, che sotto la guida di Massimo Borra finirono, non sapevano bene neppure loro come, quasi in cima. Restare nel professionismo tuttavia si dimostrò più difficile che arrivarci. Il club si diede obiettivi ambiziosi che si concretizzarono nel progetto della Leonessa, cui era però funzionale lo sbarco in città. A Brescia un piede ce lo mise, ma mai completamente due, e il progetto rimase vittima del dualismo con il Rugby Brescia, tanto che quel secondo polo rugbistico, alternativo a Calvisano, che era il vero sogno rovatese, non decollò mai. Gli anni di Super 10, le coppe europee si rivelarono in fin dei conti un passo troppo lungo, per il quale la società non era sufficientemente strutturata. Nè sono bastati a rilanciarsi gli ultimi anni di austerity, l’idea di un club tagliato sulle reali (debolucce) potenzialità del rugby bresciano, ma comunque adatto a valorizzare i giovani locali. Un ritorno al passato, coinciso anche con il ritorno fisico allo stadio di Rovato. Un ripensamento e un ridimensionamento arrivati tuttavia troppo tardi. Non è rimasto che il trasloco: a Milano.</P></TD></TR></TBODY></TABLE><br>
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