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<body class='hmmessage'><BR>Allora dimmi Salvatore, <BR>
è una mia impressione sbagliata o forse per avere tecnici nazionali di livello questi debbano essere cresciuti insieme a giocatori nazionali di livello e movimento nazionale di livello con addetti al settore di livello?<BR>
<BR>
E che tutti quanti insieme dovrebbero crescere insieme in maniera omogenea e regolare e non come sta accadendo che si vorrebbe tutto e subito e allora si convocano gli stranieri (per me essere cittadino italiano NON E' equivalente ad avere la cittadinanza italiana, anzi è esattamente il contrario spesse volte, ma non scendo in particolari altrimenti sconfino in argomenti non attinenti) ed ottenendo forse qualche risultato in più nell'immediato ma bloccando definitivamente la crescita per il futuro con il cancro della cancellazione dell'identità nazionale che di una nazionale sportiva dovrebbe essere il fulcro dell'anima agonistica e dello spirito di competitività?<BR><BR>
mac<BR>
<BR><BR><BR>
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<HR id=EC_stopSpelling>
Date: Fri, 13 Jun 2008 11:11:43 +0000<BR>From: totorugby@yahoo.it<BR>Subject: I: [RUGBYLIST] nazionali<BR>To: rugbylist@rugbylist.it<BR><BR>
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<DIV>Non fai male.</DIV>
<DIV>Ripeto, il problema non è la nazionalità dell'allenatore ma su quali basi si poggia il movimento rugby.</DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV>Se io e te fossimo chiamati ad allenare il Sudafrica probabilmente avremmo più risultati dello stesso Gatland (o Woodward) alla guida dell'Italia.</DIV>
<DIV>E non è nemmeno vero che in Italia non ci siano stati allenatori italiani. Nemmeno che questa sia una moda del momento, visto che praticamente il rugby in Italia è nato parlando straniero.</DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV>Il fatto è che: come un giocatore deve avere esperienza prima di salire di grado così anche i tecnici.</DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV>Se poi vogliamo essere polemici non è che le giovanili italiane guidate da tecnici italiani facciano meglio. Sintomo che il problema è alla base, non tanto al vertice.</DIV>
<DIV>Adesso qualcuno comincia anche a parlare di risultati, quando per anni si predicava solo l'aspetto formativo.</DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV>Nella vita, se uno è in gamba, deve anche metterlo in pratica. Non serve a nulla essere bravi ed intelligenti se si muore di fame sotto i ponti....</DIV>
<DIV>A meno che non sia una scelta di vita. In questo caso però non mi devo lamentare.</DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV>In Argentina hanno detto di no al professionismo. Non si lamentino poi se i professionisti li escludono dal rugby che conta. Se si entra in un gioco si rispettano le regole in vigore, non si usano regole diverse. L'Inghilterra deve "pagare" i suoi nazionali, come pure la Francia ecc. Non mi sembra giusto che l'Argentina abbia a disposizione i giocatori a gratis (magari mantenuti da Francia ed Inghilterra...).</DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV>Che poi il nuovo sistema dello sport professionistico sia giusto o migliore è assolutamente un altro problema. Un problema che investe tutto lo sport, come attività o come spettacolo, e non solo il rugby. </DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV> </DIV>PEACE & LOVE & PLAY RUGBY
<DIV></DIV><BR><BR>
<DIV>Salvatore Messina
<DIV style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: times new roman, new york, times, serif"><BR><BR>
<DIV style="FONT-SIZE: 12pt; FONT-FAMILY: times new roman, new york, times, serif">----- Messaggio inoltrato -----<BR>Da: Alberto Bertolazzi <a.bertolazzi@whitestar.it><BR>A: rugbylist@rugbylist.it<BR>Inviato: Venerdì 13 giugno 2008, 11:49:00<BR>Oggetto: [RUGBYLIST] nazionali<BR><BR>Non metto in dubbio che esistano difficoltà oggettive per il nostro <BR>movimento, se confrontato con quelli inglese, francese, irlandese, <BR>sudafricano, australiano e neozelandese. Ma io mi rapporto con gli <BR>altri movimenti, più simili a quello italiano, come numeri di <BR>praticanti e denaro che circola: quelli argentino, fijano, samoano, <BR>scozzese, gallese... E parlo di nazionale, cioè di una squadra che <BR>rappresenta una scuola e una nazione. Quanti naturalizzati giocano <BR>nella nazionale argentina? E in quella scozzese? Eppure i problemi <BR>economici sono gli stessi o anche peggiori. Certo, loro hanno altre <BR>ricette e altre culture: ognuno fa caso a sé. Faccio male a <BR>rivendicare la ricerca di una ricetta più italiana, studiando il modo <BR>per incentivare l'utilizzo e la crescita dei giovani più promettenti? <BR>Faccio male a rimarcare che comunque scegliere un buon allenatore <BR>straniero non sempre vuol dire scegliere un buon selezionatore? Faccio <BR>male a notare che comunque i migliori giovani italiani sono stati <BR>dirottati verso la nazionale A, a giocare con la Russia, invece di <BR>essere portati in tourné a confrontarsi con il Sudafrica?<BR></DIV></DIV></DIV></DIV><BR>
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