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<DIV><FONT face=Arial size=2>Anche oggi con la nostra nazionale maggiore ho
visto delle cose che mi lasciano perplesso. Nel rugby moderno c'e' uno
sviluppo della forza statica di mischia, ed il nostro pack nazionale
ne ha certamente beneficiato, ma anche un'incapacita' di trasformare questa
forza in un vantaggio competitivo in ogni area di contatto con l'avversario
e in opportunita' di contrasto istantaneo e dinamico. C'e' molto
impatto inerziale e scarsa sincronia. Ecco quello che intendevo esprimere
nel sottolineare l'inadeguatezza di una strategia totalmente incentrata sul pack
(la critica, veramente, non era mia, ma di Johnny Wilkinson). Antonio Mangano ed
Antonio Zibana mi hanno fatto notare come il possesso, nel rugby, rimanga
elemento fondamentale. Concordo, ma osservo, anche vedendo il match di oggi con
l'Irlanda, che non basta il possesso e la conquista se rimangono statici ed
inerziali. In mischia, come in maul, la forza che non si trasforma in
sincronia puo' rivelarsi controproducente e produrre dei piazzati
per ostruzione, fuorigioco etc.. a proprio svantaggio, che
spesso pregiudicano la vittoria per le nostre squadre. Anche nei placcaggi
il problema e' immutato, perche' se il difensore non ha capacita' di
movimento simili all'attaccante, e non e' in grado di compiere azioni istantanee
che 'rompono' l'attacco avversario e generano il contrattacco, la possibilita'
di 'disingaggiare' l'avversario e' modesta. Si placca ma non si ferma
l'azione avversaria. Cio' e' avvenuto anche oggi con l'Irlanda. L'opposto
avviene nel gioco di piede. Le nostre concatenazioni non avvengono in
tempo reale. Calciamo ma non acceleriamo, perche' manca un gioco di
piede specifico e preciso, ed e' mancato anche contro la Scozia in World
Cup. Dominguez ha eseguito per anni degli up-and-under perfetti
nel 6 Nazioni, ma nessuna di queste azioni ci ha mai favoriti, anzi il nostro
gioco ne rimase quasi annientato in cerca dell'impossibile, mentre spesso
un'azione semplice, istantanea, un semplice switch in opposizione
passiva o ad altissima velocita' (con 3 giocatori) o un altrettanto
semplicissimo back-row passing permettono di raggiungere risultati letali per
l'avversario spendendo energie abissalmente inferiori a quelle che
abitualmente buttiamo sul campo. </FONT><FONT face=Arial size=2>A costo di
essere criticato, giustamente magari, osservo come nel rugby italiano
esistano problemi generali di sensibilita' tecnica da superare per
stabilizzarci sui paesi leaders. Occorre innovare di piu'. Suggerirei
a Mallet meno insistenza sul gioco di mischia, e piu'
concentrazione sul gioco istantaneo, dinamico, di rottura e di precisione
perfetta nelle trasmissioni che ancora manca. Occorre anche privilegiare
l'inserimento di giocatori piu' dinamici rispetto ad alcuni 'senatori'
attuali che fanno troppe cose all'estero, inclusi calendari, in formazioni
ben strutturate che glielo consentono. I nostri giocatori contribuiscono di
piu' alla strutturazione delle formazioni estere di quanto gli stranieri da noi
non contribuiscano a strutturare il nostro gioco italiano. E' chiaro
che da noi c'e' un difetto di strutturazione e di immediatezza del gioco.
Suggerirei anche alcuni nomi da inserire stabilmente nel giro maggiore: Ferraro,
Staibano, Reato, Barbieri, Benatti, Patelli, Rubini e Buso in apertura, Talotti,
Pratichetti, Nitoglia, Spadaro, Accorsi, Pedrazzi, Sepe. E molti altri
emergenti, che occorre 'stanare' dal nostro vivaio. Il rinnovato Petrarca ed il
vicino Rovigo tornino ad essere leader in Italia nello sviluppo dei
giovani. </FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>giovanni </FONT></DIV>
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