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<DIV align=justify><FONT face=Arial size=2>A volte mi chiedo cosa puo'
significare che un'intera citta' viva sportivamente solo per il rugby. In Italia
cio' non esiste, salvo il caso di Calvisano, che tuttavia non e' una citta'. In
altri paesi, invece, dove il rugby e' gia' largamente consolidato, questo
accade. Un caso tipico, riportato dal Financial Times di oggi (edizione
del 5-6 gennaio, rubrica life and arts), e' quello di Tolone. In questo
grande porto francese, che ospita da sempre la marina di guerra
transalpina, il calcio risulta pressoche' assente, e si vive alla domenica
solo per il rugby. Tutta la citta', e non sono pochi gli abitanti, vive per il
rugby, e per una squadra che e' stata tre volte campione di Francia, ma che
adesso milita in testa alla seconda divisione. Gli aspetti curiosi del
tifo di Tolone sono due. Il primo e' che il club, pur militando in seconda
divisione, ha l'onore di ospitare in squadra giocatori di assoluto livello
mondiale, tra cui l'attuale campione del mondo sudafricano Matfield, che ha
seguito il grande Umaga e poi Gregan. Tolone dispone di un grande stadio
(stade Mayol) che farebbe impallidire molti impianti francesi di super14.
L'altro aspetto curioso sta nel fatto che questo miracolo di Tolone e' reso
possibile dal Presidente del club, Mourad Boudjellal, figlio di emigrati
algerini, che per sbarcare il lunario comprava e rivendeva libri comici sul
mercato nero del porto, e con questo commercio e' riuscito a mettere in
piedi una casa editrice di livello primario. </FONT></DIV>
<DIV align=justify><FONT face=Arial size=2>Ho citato il caso di Tolone, perche'
quando accade che un club di seconda divisione possa consentirsi quello che
si consente questa citta' francese, vuol dire che il rugby si e' consolidato per
decenni in maniera diffusa e permanente. Quando cio' accade, non conta piu'
allora avere piu' o meno stranieri in campionato. E' la passione generale e
diffusa che genera giocatori per la nazionale, con o senza stranieri, militando
o non militando in prima divisione. Chissa' se in Italia potra' esistere un
giorno un Presidente di club con l'iniziativa di Boudjellal, e una citta' che
vive solo per il rugby, magari in seconda divisione. Quando cio' accadra',
vorra' dire il rugby avra' preso davvero piede in Italia in modo irreversibile,
a livello di giocatori, di pubblico, e di tradizione. Mi sembra che ancora
adesso il rugby italiano sia governato certo da galantuomini e/o da gente di
passione ed anche da buoni educatori, arbitri compresi, ma non coinvolga
sufficientemente dei self-made men ben radicati in tutti gli ambienti
chiave, ed in grado di issare questo sport ai vertici di una passione cittadina
totale.</FONT></DIV>
<DIV align=justify><FONT face=Arial size=2>Sarei ben felice, pero', di essere
presto od anche istantaneamente smentito in questa valutazione!</FONT></DIV>
<DIV align=justify><FONT face=Arial
size=2>Giovanni </FONT></DIV></BODY></HTML>