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Il giorno 03/10/2007 ANNA CINZIA MATTEI ha scritto:<br>
<span style="white-space: pre;">> Il fatto che dal cartellino del
giocatore risulti "equiparato" può solo <br>
> significare che è namibiano di cittadinanza "equiparato ad un
sudafricano" <br>
> per tesseramento...<br>
> <br>
> mac</span><br>
<br>
Infatti secondo me il problema sono le "equiparazioni". <br>
<br>
Un po' di chiarezza e cheddiamine. E' cosi' semplice... O uno e'
cittadino italiano o non lo e'.<br>
Se lo e' ha diritto di giocare in nazionale se no, giochera' con quella
di un altro paese.<br>
<br>
La confusione nasce se mescoliamo le regole per i club cittadini e le
regole per le rappresentative nazionali.<br>
<br>
Per le squadre di club troverei ridicolo o, come minimo, anacronistico
porre dei limiti di residenza. Se accettiamo il principio che in una
squadra di, poniamo, Treviso possa giocare un rodigino o un aquilano,
allora non ci vedo nulla di strano che possa giocarci anche un figiano
o un francese o un marocchino. Specialmente nelle serie minori,
l'apertura agli stranieri, oltre che per rinforzare la squadra puo'
essere una buona opportunita per integrare nel tessuto sociale ragazzi
provenienti da altre realta' geografiche.<br>
<br>
Ben diverso, a mio avviso, il caso della rappresentativa nazionale.
Proprio in quanto rappresentativa, la squadra nazionale dovrebbe
rappresentare il meglio dei giocatori che hanno come caratteristica
comune il fatto di essere italiani. <br>
<br>
L'esistenza stessa della NAZIONALE presuppone questo criterio.
Altitrimenti, se accettiamo "contaminazioni", che senso ha parlare di
nazionale? <br>
<br>
Saluti<br>
Giovanni Sonego<br>
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