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<DIV><FONT face=Arial size=2>Come non darti ragione? Il limite infinito del
rugby in italia è proprio quello di chiudersi guardando agli altri con la
spocchia del migliore. Il fair play esiste più o meno ovunque e in genere tutti
gli sport olimpici vivono della normalità del concetto di sport. A tutti vorrei
consigliare di vedere una qualunque tappa del Giro d'Italia con arrivo in
salita. Le scritte sono per il proprio idolo, ed io scriverò a vita Pantani, ma
il tifo è l'incitamento è per tutti fino all'ultimo velocista nella rete a
un'ora dal primo. Mentre ancora da noi si deve sentire di gente che preferisce
gli stadi semi vuoti perché così si è fra di noi senza gente che non
capisce....</FONT></DIV>
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<DIV style="FONT: 10pt arial">----- Original Message ----- </DIV>
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style="BACKGROUND: #e4e4e4; FONT: 10pt arial; font-color: black"><B>From:</B>
<A title=v.vecchiarelli@libero.it
href="mailto:v.vecchiarelli@libero.it">Valerio Vecchiarelli</A> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>To:</B> <A title=rugbylist@rugbylist.it
href="mailto:rugbylist@rugbylist.it">rugbylist@rugbylist.it</A> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Sent:</B> Thursday, February 08, 2007 10:05
AM</DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Subject:</B> [RUGBYLIST] la stranezza del
rugby?</DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Puntualmente quando nel calcio ci scappa il morto
(ma forse da noi morto è proprio il mondo del pallone) il rugby diventa la
faccia pulita della medaglia, quella bella, in cui, udite udite, i giocatori
si salutano a fine partita, mangiano insieme, la gente va allo stadio per
divertirsi e non per ammazzarsi, ci sono le donne e i bambini, si cantano gli
inni, si applaude l'avversario, si fa la ola anche quando si perde 39-3, si
incoraggiano i propri negli ultimi minuti di una partita persa da sempre, si
aspetta l'arbitro che guarda la moviola e non si fanno processi infiniti alla
moviola, Wilkinson segna una meta irregolare e tutti, avversari compresi, non
fanno che restare estasiati dalla bellezza di quella meta che non doveva
essere assegnata. E allora, dopo la batosta che ci hanno rifilato i signori
d'Oltralpe, sui nostri giornali si è parlato più della stranezza che si
respirava al Flaminio, della tranquillità del pubblico, del fatto che non
esistano settori-gabbia per i tifosi ospiti, della polizia che guarda la
partita e non gli spalti!. E le domande fatte ai Vip della tribuna d'onore
(Veltroni solo per un tempo, Melandri, Petrucci, etc. etc.) erano tutte sullo
stesso argomento, sulla "irrealtà" della situazione, su come sia strano
andare allo stadio solo per vedere una partita e magari divertirsi... La
coincidenza con la giornata nera del calcio ci ha aiutato a sorvolare sulla
batosta rimediata in campo, così il rugby ha vinto. E l'Italia, quella
che deve difendere l'azzurro per 80 minuti, ha perso. Eccome se ha perso. Ho
visto gente del rugby contenta, gratificata da questa diversità, come se ogni
volta fosse indispensabile stare lì a ribadire che noi siamo più belli, più
bravi, più buoni.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Sinceramente ho sempre pensato che gli strani
siano gli altri e nel tempo mi sono convinto che il grande limite del rugby di
casa nostra sia proprio quello di credersi un'elite, una roccaforte di valori
inespugnabile, una cosa tutta nostra che ci rende belli agli occhi del mondo
sporco e cattivo. Non se ne può più, perché non è strano andare allo stadio
senza il desiderio di ammazzarsi, non è splendido non pensare che
l'arbitro sia sempre in malafede, non è eroico salutare l'avvrersario che ti
ha battuto sul campo, non è unico permettere alle donne e ai bambini di
partecipare a un evento sportivo, non è incredibile lottare fino all'ultimo
minuto di una partita persa. Finché staremo qui a sottolineare questa
diversità ci riempiremo di falso orgoglio per una cosa che è normalità. Questo
è lo sport, è come parlare di quanto sia educato un bambino di seconda
elementare che la mattina non manda affanculo la maestra che gli ha chiesto di
non parlare con il vicino di banco. E lo premiamo pure, perché tanto gli altri
o la mandano direttamente affanculo o ci pensano i genitori per lui. Ma chi è
lo strano? Il fatto è che si è spostato il limite della normalità. E
dell'educazione.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Voglio vedere se dopodomani a Twickenham i
giornalisti inglesi sprecheranno una riga per parlare del fatto che allo
stadio non ci saranno stati incidenti, che la gente ha cantato e, magari,
applaudito una bella azione dell'Italia. E guardate che saremo nella terra
degli hooligans, dei deliqnuenti da stadio, del tifoso che l'altro ieri solo
per aver sbeffeggiato il portiere della squadra avversaria si è beccato 4 mesi
di galera senza condizionale. Quando potremo parlare di rugby, di situazioni
di gioco, del perché gli altri viaggiano a una velocità diversa dalla nostra,
allora sì che saremo cresciuti e che avremo affermato la vera diversità di uno
sport. Perché poter andare allo stadio senza la paura di rimanerci per sempre
non è un fatto eccezionale. E' la pura, semplice, normalità.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Scusate per la lunghezza.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Ciao e con chi ci sarà ci vediamo a Twickenham.
Una pinta a chi si fa riconoscere.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Valerio</FONT></DIV>
<P>
<HR>
<P></P>_______________________________________________<BR>Rugbylist mailing
list<BR>Rugbylist@rugbylist.it<BR>http://www.rugbylist.it/mailman/listinfo/rugbylist<BR></BLOCKQUOTE></BODY></HTML>