A mezzogiorno ci incontriamo con il Doc e Mariela in Earl nth street e tra nubi e sole ci incamminiamo lemmi lemmi verso Croke Park, le strade sono piene di italiani ed irlandesi, abbigliati con i propri colori, e taluni con abbigliamenti originali e divertenti, talvolta pure bizzarri.
Il tempio degli sport gaelici ci appare incastrato tra case ed un canale, maestoso sì ma non mi suggerisc el’idea di essere davanti ad uno degli stadi mito, entriamo verso l’una ed aspettiamo l’inizio spiluccando patatine, bevendo Guinness e, ad abudantiam addentando un hot dog, gli altri vanno sugli hamburgers…
Alle due ci affacciamo finalmente alla nostra entrata, settore 224, fila f, posto 11 (per me), l’impatto è bello, gli steward ci indicano i posti, io già comincio a smadonare, subito seguito da Luca e Mariela, il posto è più basso di quel che si paventava, V fila, partendo dal terreno praticamente ad un metro scarso dal campo e, per giunta scoperto, infatti il plancito di cemento e i seggiolini sono allagati di pioggia, il sole fortunatamente fa cqapolino tra le nubi, ma ho già capito che sarò parte dell’evento ma non vedrò la partita, bella posizione per scattare foto, pessima, anzi inutile, per vedere il match!!!!
Bella l’atmosfera creata da sbandieratori-tamburini vestiti di verde e con le facce dipinte, a ricordare gli antichi celti, e da vampate di fiamma che sottolineano i vari passaggi della musica,
poi finalmente lo stadio che pareva vuoto si riempie in un battito di ciglia e le squadre entrano in campo in successione accolte dal boato dei rispettivi fans.
Il momento degli inni è sempre fantastico e struggente, noi italiani saremo 5/6ooo ma troppo divisi per fare colore, il calore e la voce però ci sono e cantiamo a squarciagola Fratelli d’Italia,
gli irlandesi che giocan, nel rugby, uniti hanno due inni, il primo scorre via quasi pacioso, ben più struggente e carico di passionalità è invece Irelan calling, cantato dagli 80.000 con grande trasporto.
Finalmente si inizia, gli azzurri sembrano sbarazzini e senza timori reverenziali, cercano di sorprendere gli avversari e arrivano pericolosamente vicini alla meta,
ma la festa dura poco, al 10° su una delle tante irregolarità fischiate in mischoia dall’impresentabile e squallido arbitro francese Poite, O’Gara, in campo al posto dell’infortunato Sexton, centra agevolmente i pali da posizione facile.
L’Italia soffre dannatamente in touche, per tutto il primo tempo sarà un vero disastro, ne vinciamo una e perdiamo tutte le altre in tutte le posizioni di campo, così in avanti non ci sono palloni giocabili ed in difesa si finisce per regalare facili opportunità agli avversari.
Inevitabile al 15° arriva la prima meta del match e del Sei Nazioni, bellissima e spettacolare azione dei verdi che, dopo aver saltato il primo centro, trasmettono l’ovale all’ala Trimble, rientrante, che guadagna un quarto di campo, in seconda fase la palla arriva sulla destra Heaslip che segna in solitudine per l’esplosione del Croke Park, O’Gara trasforma facile facile per il 10 a 0.
Gli azzurri cercano di scuotersi ma se i palloni non arrivano dalle touches, neppure la mischia riesce a dare palloni giocabili, l’arbitro, indecoroso, continua a vedere sempre e solo falli italiani,bisogna aspettare il 27° per vedersi fischiato un fallo a favore, ci prova Gower da metacampo e riesce a centrare i pali proprio con l’ultimo briciolo di forza.
Niente problemi il signor Poite pesca subito un altro ipotetico fallo azzurro e regala ad O’Gara altri due facili calci al 29° e al 34° che fissano lo score sul 16 a 3. A rincarare la dose il fenomeno francese sventola a Garcia un giallo per placcaggio in ritardo costringendoci in inferiorità numerica. L’Italia proprio non riesce a giocare la touche con Ghiraldini che trova sempre mani verdi a scippare l’ovale, alla terza touche regalata agli irlandesi arriva la seconda meta dei padroni di casa con O’Leary che trova un buco centrale, in verità il tabellone non mostra nitidamente l’ovale schiacciato oltre la linea, O’Gara trasforma e siamo 23 a 3.
Si teme il disastro, una di quelle terribili imbarcate, umilianti e frustranti, invece proprio nel finale di tempo Robertson riesce a rimpallare un calcio di liberazione, afferrare l’ovale e schioacciarlo in meta proprio a dieci metri da noi, che esplodiamo di gioia mentre il resto di Croke Park sprofonda in un attonito e ferito silenzio.
La ripresa si apre con gli azzurri più ordinati e volitivi, che registrano un po’ la touche ( alla fine saranno però ben 8 le touches rubate dagli irlandesi) e accorciano ancora le distanze con un calcio piazzato di Mirco Bergamasco al 45° che ci porta sotto 23 a 11, peccato che Poite si spaventa e pesca subito un’infrazione che permette a O’Gara di ristabilire le distanze con un altro calcio facile.
La partita scade di tono, gli azzurri difendono bene adesso mentre l’Irlanda rallenta e continua ad insistere sempre con il gioco al piede, questi trovano touches da tutte le posizioni nei luoghi più impensati, mentre come sempre gli azzurri sbagliano più di un calcio di spostamento.
Il signor Poite continua la sua giornata di ordinaria incapacità, o malafede?, sorvolando su due clamorosi falli irlandesi meritevoli del giallo prima di su un ponte in touche a Geldenhuys, poi su un nettissimo placcaggio al collo a McLean, ma fa come le stelle di Cronin…..
Invece vede benissimo quando regala l’ultimo piazzato ai verdi trasformato dal neoentrato POaddy Wallace al 68°.
Finisce dunque 29 a 11 il primo incontro del Six Nations 2010, l’Irlanda dimostra di essere lontana parente di quella spettacolare, incisiva ed imbattibile dello scoso anno e deve ringraziare principalmente la precisione al piede di O’Gara e la collaborazione dell’arbitro Poite, per questa vittoria risicata (due mete a uno).
Degli azzurri si può dire che siamo alle solite, un mix di cose buone ed una serie di sciocchezze inaccettabile per match a questo livello, una touche così mediocre non si vedeva da secoli, la mischia non è stata dominante, i calci di spostamento troppo spesso inadeguati, bene invece la difesa, certo però che con queste premesse forse potremo limitare il passivo, ma quanto a creare occasioni in avanti la vedo molto grigia.
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